Dopo un periodo di quiete, dovuto anche al silenzio assordante che, con poche eccezioni, ha accompagnato i miei ultimi messaggi, torno a esprimermi in questo luogo. E, prima di farlo in modo diretto, faccio un’osservazione di metodo, relativa a quel silenzio. Come ho detto fin dall’inizio, ho aperto questo scambio sperando che fosse tale. Personalmente, io ho la fortuna di potermi esprimere in pubblico, e infatti la maggior parte delle cose che ho detto qui le avevo già dette in altre sedi. Quindi non ho bisogno di una cassa di risonanza, che comunque in questo caso sarebbe piuttosto modesta. Uno scambio del genere ha senso se le persone che vi partecipano si scambiano qualche idea: escono dal ruolo di spettatori e diventano protagonisti di un dibattito. Non dico tutti, ma almeno qualcuno… I visitatori di questo luogo, mi dicono le statistiche, sono circa 240, ma le persone che hanno scritto un commento non arrivano alla decina… Se queste sono fra le persone che in Italia ancora si occupano di politica e temi affini, siamo messi davvero male.
Venendo al punto di oggi, sappiamo che esiste una divisione in quella che viene detta sinistra. E una cosa che molti rimproverano alla parte in questa divisione che fa un minimo di giustizia all’appellativo di sinistra è di non avere o offrire prospettive di governo; di volere al massimo dare solo una testimonianza. (Al massimo, ho detto, perché la si accusa anche di semplici livori personali; ma a me questi pettegolezzi da corridoio non interessano; io giudico solo idee.) E allora mi chiedo: che cosa c’è di sbagliato, esattamente, nel dare una testimonianza?
Viviamo in un paese che è oggettivamente a destra (lo scrivevo già nel 1992, in Oltre la tolleranza); quindi che cosa dovrebbe fare la sinistra? Andare al governo per fare il lavoro sporco della destra? I governi «di sinistra» che si sono succeduti in questi ultimi anni lo hanno fatto molto bene: a Berlusconi e ai suoi non sarebbe riuscito di togliere l’Articolo 18 o di regalare manodopera a costo zero alle imprese con la cosiddetta alternanza scuola-lavoro (contribuendo alla distruzione della scuola in atto da decenni), per menzionare solo due delle loro «riforme». Questa stessa parola «riforma» andrebbe interrogata, perché di questi tempi viene costantemente usata con una connotazione positiva, dimenticando che una riforma, in sé e per sé, è uno strumento neutrale, che può essere usato in senso progressista o in difesa del privilegio. (Negli Stati Uniti, al momento, i reazionari di ferro del partito repubblicano stanno cercando di passare una tax-reform che taglierebbe le tasse soprattutto ai ricchi.) È questo ruolo di serva del privilegio che una sinistra «di governo» dovrebbe espletare? E, in tal caso, non sarebbe meglio, in quanto più giusto, dare invece testimonianza dei propri valori? Non ci sono battaglie che vale la pena di perdere? Ha avuto torto Socrate, lasciando che la sua esecuzione facesse il suo corso? Dove saremmo oggi, dove sarebbe la civiltà occidentale, senza quella testimonianza?
C’è poi anche da dire che, a mio parere, la sinistra ha sempre fatto meglio quando è stata all’opposizione. Nei primi decenni del dopoguerra, con un forte partito comunista all’opposizione, questo paese ha fatto conquiste sociali e civili che altri paesi (inclusi gli Stati Uniti) non si sognavano nemmeno. Un governo va sempre al centro, e una forte opposizione di sinistra può tirarlo dalla sua parte. Se al governo ci va la sinistra, sarà la destra a tirarlo dalla sua parte. Prova del nove: quel che Berlusconi non sarebbe riuscito a fare l’ha fatto Renzi.
Mi fermo qui. Avrei molto altro da dire, ma spero di dirlo in risposta alle vostre sollecitazioni.
Cinzio Lombardi says
November 11, 2017 at 7:45 pmDa quasi trent’anni conosco Ermanno e condivido molte (non tutte) delle sue tesi filosofiche e politiche. Quando Ermanno ribadisce che “viviamo in un paese che è oggettivamente a destra” sono d’accordo. Quando scrive che i governi di “sinistra” di questi ultimi anni hanno fatto il lavoro sporco della destra, sono d’accordo. E quando dice che una sinistra di governo non dovrebbe essere schiava dei privilegi e si chiede, rivalutando il ruolo della testimonianza, se non sarebbe meglio e più giusto “dare invece testimonianza dei propri valori e se non ci sono “battaglie che vale la pena di perdere? Ha avuto torto Socrate, lasciando che la sua esecuzione facesse il suo corso? Dove saremmo oggi, dove sarebbe la civiltà occidentale, senza quella testimonianza?” Come non essere, ancora una volta, d’accordo?
Ma quando Ermanno cita le conquiste ottenute dalla sinistra d’opposizione lasciando intendere che quello è il suo (eterno?) ruolo rispondendo implicitamente alla domanda iniziale: “che cosa dovrebbe fare la sinistra?”, io mi oppongo e provo a mirare più in alto. Penso che la sinistra dovrebbe sforzarsi di elaborare un disegno utopico educativo (che magari tenda a “un mondo senza lavoro”) che educhi appunto all’uguaglianza nella diversità, alla bellezza (ad esempio disegnando belle case e non più casermoni per gente povera) e così via. Il fine di una sinistra di governo, insomma, dovrebbe essere quello di creare uno Stato che, al contrario di quello di oggi (votato a ciò che il compianto Luciano Gallino definiva: Finanzcapitalismo), diventi uno Stato in grado di educare i cittadini alla virtù. Le leggi sull’istruzione che promana lo Stato attuale sono sotto gli occhi di tutti: dalla riduzione dalla scuola ad azienda ai tagli alla cultura umanistica (cfr. ad es. Martha Nussbaum, Non per profitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica). Costruire un disegno utopico educativo e tendere a realizzarlo permetterebbe di non relegare la sinistra a una perenne opposizione. Il disegno è tutto da tratteggiare. Diamoci da fare.
Renza says
November 10, 2017 at 4:26 pmSono d’ accordo sulla ” testimonianza”, anche perchè non pare che oggi la politica ( ovviamente con la minuscola) possa fare altro, escluso legiferare per lobby potenti.
Testimoniare è fondamentale per conservare memoria di ciò che è stato ( i principi della cittadinanza, per esempio) e per contrastare la visione soffocante del liberismo che ha occupato anche le nostre coscienze. Il dubbio è se gli atomi rimasti sappiano mostrare e praticare una testimonianza autentica.
Quanto ai guai dei governi di sinistra come non essere d’ accordo? Per la scuola, sono stati i vari ministri ” democratici” da Berlinguer in poi a trasformarla in un asilone con il liberi tutti. Renzi ha finito il lavoro, da par suo naturalmente…